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mercoledì 9 febbraio 2011

La famigerata arte del procrastinare.



Ovvero l'arte del temporeggiare, del lasciare insoluti i propri doveri.


Parafrasando Baudelaire, un buon modo per sprecare il tempo è non impiegarlo. Considerata dai più come una vera e propria filosofia di vita, potrebbe ipoteticamente rivelarsi estremamente rovinosa. Siti propongono una scansionata dieta per liberarsene, come fosse un vorace morbo, un' abitudine alla quale siamo soliti assuefarci. Ma quanto siamo cazzutamente pigri?

Ci pensavo, prima, improvvisando plastici cilici, per una fustigazione che sto comunque continuando a procrastinare, al pessimismo antropologico. Barcamenandomi fra Machiavellici pensieri e storiche riforme, sono arrivato anch'io a credere che l'uomo sia per natura cattivo. Cattivo perché continua a rimandare, a prendersi gioco di se stesso, a cullarsi nel nulla, ricordando il procrastinare d'un Aleksej Ivànovic, un po' l'alter ego d'un frettoloso Dostoevskij.
No, ma voglio dire, LA VOGLIAMO SMETTERE?
Se chi ha fatto la storia (qualcuno l'avrà fatta, eh!) si fosse concesso un simil lusso, voi non potreste esser qui a boccheggiare annoiati.
Basta grattarsi il culo, che diamine!

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