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martedì 22 febbraio 2011

Ho messo a riciclo la mia collezione di Bacardi.






Le mie opportune voglie adolescenziali si concretizzarono, qualche estate fa, in una timida collezione di bottiglie di Bacardi, portate a casa dopo brevi serate da Cenerentola.

Così, poste su d'una mensola, calamite per la polvere, sono state sfoggiate per la memoria d'effettivo nulla. Nulla perché quelle serate di degradante libertinaggio, sicuro d'un falso anonimato, non hanno fatto altro che rallentarmi, svuotarmi il portafoglio, provocarmi illusori nirvana.
Ecco, preso dall'irrefrenabile desiderio di NON studiare fisica, ho deciso di sbarazzare la mensola sudicia di ricordi. Bottiglie alla mano, coltello, buste della differenziata e giù in giardino.

L'acqua della fontana era gelida, ma il conforto provocatomi dal raschiare via dalla bottiglia la carta colorata rievocava il conforto provocatomi dal raschiar via i segni d'una emancipazione falsa, corrotta dal rum e dal succo di frutta, emancipazione non avvenuta perché non doveva avvenire, perché sarebbe stata inopportuna, prematura.

Prima si bagna la carta, dopo si raschia via.

Non per rinnegare o dimenticare, volevo solo metter da parte quel piccolo pezzo del mio grande nulla.
Rientrato, ho aspettato con soddisfazione ch'una consapevole acqua calda facesse si che le mie gelide mani riprendessero a funzionare.

Sospetto un'insufficienza in fisica, ad ogni modo.

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