La formalità della parentela e tutti quegli obblighi reverenziali da questa derivati è qualcosa che m'ha sempre lasciato perplesso. L'onore che scorre in uno stesso sangue, che batte in cuori diversi, la difesa svilente del focolare domestico, la passione incestuosa fra cuginetti che condividono lo stesso cognome, pensavo sorseggiando il puntuale Thé verde, quanto spesso è sentito, quanto spesso è dovuto?
Nella catarsi dei miei sentimenti, i cari, per obbligo formale, parenti sono dolcemente espulsi (come fossero pezzi di merda di quelli morbidi, di quelli che non fanno male, di quelli che ti fanno esclamare: "oh, che bella cagata!") poiché non concorrono alla mia crescita psico-critica, bensì risultano limitanti nella loro inutilità.
Capita la trasparenza della mia devozione, che si manifesta perlopiù a Natale e Pasqua per gli auguri, ho capito anche quanto questa sia necessaria per concedesi la succosa consistenza del glicemico quieto vivere. Bisogna viver serenamente il rapporto con i nefasti parenti che un detto popolare vuole siano viscidi, striscianti, silenziosi e pericolosi, quindi serpenti; i parenti come Tu-sai-chi, Colui-che-non-deve-essere-nominato o Signore Oscuro, Voldemort insomma. Voldemort con naso e puzza correlata. La famiglia non è perché deve esser tale, ma è perché deve travolgerti e rassettarti, friggerti e scolarti, stringerti e lasciarti. I miei parenti sono egoisti ed io, da egoista, ho deciso: ricordando la merda su citata, mi spurgo anche di falsi affetti come fossero superflui petali d'una rosa troppo fiorita; scaccio via quei serpenti che dall'alto dei rami del mio albero genealogico mi tentano con profumatissimi frutti d'ipocrisia.
1 commenti:
ci tengo a far presente che la mia parentela stretta con i genitori della razza umana è troppo lusinghiera per una meschina come me :P però io vi amo tutti, specialmente sheepwrecked!
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