Dormi dormi dormi. Naturalmente non so l'ora perché l'orologio accanto al letto si è fermato già da parecchio. A volte maggio è come non riuscire a prender sonno. Ti agiti, ti rigiri, ti stiracchi, ti innervosisci, ti alzi, bevi un bicchiere d'acqua, rigiri il cuscino che è diventato caldo, apri di più la finestra, con l'occasione spii la strada deserta, ti arrabbi, scalci e il lenzuolo diventa un grumo.
Poi per miracolo prendi sonno, e la mattina dopo, con gli occhi gonfi, dici "Ah, tutto qui?".
Se dovessi descrivere la mia vita scriverei un'opera in tre volumi: Vita prima di Marte, Ironico ma non troppo, Vita dopo Marte.
Ah, Marte, io non so dove tu sia. Se qualcuno ne sa qualcosa mi scriva due righe, per favore.
Vorrei pensare che tu stia sdraiato nella mia stessa posizione e che il tuo letto sia fresco. Vorrei anche pensare che la tua esistenza sia diventata meno dolorosa e vorrei che mi avessi perdonata. Del resto ho capito solo stanotte che nella vaghezza della comprensione posso leggere quello che preferisco dentro a un segnale, e oggi io leggo "Oh sì, c'è qualcuno qui che dovrebbe scusarsi".
Purtroppo non ricordo se devo scusarmi io o se devi scusarti tu.
Quando ci siamo conosciuti la mia vita sembrava un inferno. Senza fiamme, perché allora non ero tipo da incendiarsi facilmente. Era un inferno diverso, fatto di vento tagliente, forse di vetro; non dico di diamanti perché non vorrei sembrare troppo lusinghiera.
Se leggerai un giorno quello che ti scrivo - o se sentirai finalmente la mia voce - sii gentile nei giudizi: uso parole caute perché voglio descrivere delicatamente gli eventi brutali in cui sono inciampata. La mia moralità spicciola emergerà senza che io la possa frenare, quindi non devi temere nulla. Anche se qualcosa di te dovesse sembrare irritante o ingiustificabile, per me di certo conserverai sempre la bellezza elegante del ricordo.
Se non sapessi quanto sei implacabile, se non fossi disgustata persino da me stessa, se non fossi spaventata dalla possibilità di scivolare in una spirale piena di dolore e se non fossi completamente e infinitamente grata all'anima del Poeta che già mi ha salvata, forse potrei pensare a te e al tuo corpo senza terrore. Ma vedi, amore, le circostanze mi hanno portata al declino, un uomo mi ha condotta all'arsura e un Poeta mi ha accompagnata all'equilibrio.
Per tali motivi che so condividerai io distruggerò questo scritto.
lunedì 30 maggio 2011
Introduzione. / Vita prima di Marte.
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venerdì 27 maggio 2011
Poemetto in terza rima. Canigola era un cane molto ribelle.
Morale: i bravi cagnolini spesso pensano all'affermazione personale, all'ambizione e all'orgoglio, e mordono gli ossi di plastica lavorando di cesello sulle loro marcate attitudini manageriali.
I bravi cagnolini vanno in paradiso, ma non prima di averci maledetti.
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venerdì 20 maggio 2011
Perché da grande voglio essere Vittorio Alfieri.
Innanzitutto chi è Vittorio Alfieri. Uomo geniale che come molti del suo stampo visse brevemente e con la stessa potenza di una deflagrazione; dal 1749 al 1803 fece l'impossibile per consegnare al Futuro un distillato quasi perfetto di ciò che la sua mente era in grado di pensare.
Scrisse tragedie dell'affermazione individuale, capaci di squarciare il cuore agli italiani, scrisse in toni polemici e satirici sulla Libertà, scrisse rime, persino commedie, odi, satire, ogni genere di prose, e infine degnò il mondo del capolavoro di un'autobiografia ambiziosa fino al sospetto di arroganza. Una simile opera iniziata ad un'età forse prematura (1790) o ci lascia una finestra per insultare un superbo o ci apre una cancellata di ferro battuto verso un uomo che ne aveva davvero tante da dire.
I 4 principali motivi per cui da grande voglio essere Vittorio Alfieri.
2. A sette anni tentò il suicidio, anche se non pensò mai di voler morire, e non era certo di sapere cosa fosse la morte: eppure seguendo così un non so quale istinto naturale misto di un dolore di cui mi era ignota la fonte, mi spinsi avidissimamente a mangiar di quell'erba, immaginando di inghiottire cicuta, di cui aveva sentito parlare chissà dove.
Anch'io ho una spiccata attrazione per la morte e quando un giorno dovrò venirci alle mani (con la morte, intendo) vorrò farlo con la stessa crudezza.
3. Ed il mio maggiore, anzi il solo piacere ch'io ricavassi dal viaggio, era di ritrovarmi correndo la posta su le strade maestre, e di farne alcune, e il più che poteva, a cavallo da corriere.
Vide le più belle e le più narrate città d'Europa e i soli momenti di pace che riuscì a trovare nella sua (giovanile) noia furono i breve slanci delle corse folli. Per me Alfieri è un cavallo con la bocca schiumante e le froge allargate dallo sforzo. Rappresenta completamente la tensione.
4. Incostante e folle, rimase incantato solo dalla Svezia. Cercò di saperne di più di quella semilibertà che traspariva dal governo ma non ebbe mai la costanza di farlo seriamente.
La maestosa natura di quelle immense selve, laghi e dirupi, moltissimo mi trasportavano; e benché non avessi mai letto l'Ossian, molte di quelle sua immagini mi restavano ruvidamente scolpite. Corse con la slitta con furore, calpestando i numerosi strati di neve finché non venne il primo caldo, e comparvero le verdi primizie: spettacolo veramente bizzarro e che mi sarebbe riuscito poetico se avessi saputo far versi.
Mio Adorato, ecco, adesso mi fai piangere. Certe volte la vita è così simile alla sensazione di voler far versi.
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sabato 14 maggio 2011
Libri scritti da psicopatici, con personaggi psicopatici e per lettori psicopatici #1
(Nota: lo dico con affetto).
Cioè la mia routine. Sì, mi piacciono i morti e i pazzi, non disdegno i manicomi e gli ossessivo-compulsivi (specialmente dopo i pasti), fatico a digerire i coniglini e gli amori strazianti. Sono una gran lettrice e non sono spesso capace di iniziare un libro alla volta e faccio disastrose indigestioni di trame che mi lasciano indisposta ma non per molto. Poi sono anche recidiva e ricomincio da capo. Il mio aperitivo è lo psycho-drama. Degusto anche vendette e self-made-men, ma con un po' di raffinatezza aristocratica e mai senza un buon rosé. E siccome mi piacciono anche gli schemini storti fatti con paint con mani tremolanti (e che non conobbero mai la simmetria), unirò le mie più grandi passioni in questa rubrica per lettori ormai spacciati all'ultimo stadio della malattia.
Ecco a voi:
Le lettere di Bulgakov (che amo e che per me è un faro nella notte) si meritano 8 Martini su 10. Prima di tutto perché su questo capolavoro di umanità frustrata ho costruito la mia tesina di maturità e quindi conservo dei bei ricordi di consultazioni febbrili. E poi perché chiunque si è sentito disperato almeno una volta nella vita, chiunque ha esclamato la mia nave va a fondo, l'acqua si avvicina al mio ponte di comando. Bisogna affondare coraggiosamente. Ma poiché i manoscritti non bruciano nemmeno dentro al fuoco più caldo, significa che gli uomini dotati di lampi geniali restano tali e le loro opere resistono anche alla censura, al disinteresse e alla desolazione. Se già conoscete l'autore di Il Maestro e Margherita, Uova fatali e altre perle letterarie, forse vi farà piacere leggerlo e scoprire cosa si celava di oscuro in lui. Per poi amarlo di più, si intende.
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