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giovedì 3 marzo 2011

Ghiaccio secco e menti paludose: verso l'ignoto!



Quanta paura, ho io, quando vengo a sapere che non posso sapere.
Ma, dico, come si fa ad aver paura dell'ignoto? Proprio perché tale dovrebbe esser confortante, dovrebbe colmare il cuore di speranze, fallo traboccare di sogni.
Eppure l'ignoto spaventa, mi spaventa. Perché mi spaventa non sapere.
Se l'ignoto fosse male, bene, potrei provare a rassegnarmi.
Se l'ignoto fosse bene, ancor meglio, ne gioirei.
E' quindi, credo, quest'altalenante e consapevole incertezza, l'affanno provocato da un gioco meschino, cardiaco.

Perché l'ignoto è un azzardo, è una moneta lanciata in aria, è un'eventualità irrisolta.
Quando parlo di menti paludose, di ghiaccio secco, per l'appunto, lo faccio perché credo che non ci sia niente di più oscuro ed ignoto delle nostre menti.
Ma perché oscuro, santa pace? Facciamo così, niente di più luminoso ed ignoto delle nostre menti. Perché la luce dovrebbe esser meglio dell'oscurità, chi l'ha stabilito? Voglio dire, se guardo il sole divento cieco, cazzo.
A volte non vedere, l'oscurità, è piacevole; non ti fa sentire.

La mente fa paura, dicevo, perché non la si conosce. Neanche io sono in grado di rendermi noto di cosa son capace. Ci si può impantanare fra la melma del pensiero, non uscirne più. E la nebbia artificiale che sono le passioni? Le passioni confondono. Quando si è confusi, dunque, quando le passioni ci disorientano, siamo così beati. Voglio dire, è così colmante non pensarci, all'ignoto. Ho passione per le passioni, rendono incoscienti, felici.
La mia mente è capace di partorire post del genere, che limiti potrei mai raggiungere?



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