Vede, io non
so se apprezzerà il mio parlare franco. Non ci sono allenata, è tutto un forte
calore alla testa che mi ha preso ultimamente. Un attimo prima sto sbucciando
un’arancia, o sto parlando al telefono con il mio allibratore; poi mi scivola
la cornetta fra le mani e impallidisco di colpo. No, non ce l’ho un
allibratore. Ma di che stiamo parlando? Ecco, non so che tipo di uomo lei sia.
Uno dai gusti semplici, vero? Domando. Non ama il mio rossetto color peonia,
quindi? Ma che importa, che importa. Mi hanno detto che le labbra sono
importanti, devono essere rosse come quando si premono con forza su un collo
vergine. E nemmeno quella affascinante vena di masochismo, in una donna?
Chiedevo, per curiosità. Perché un certo non so che di insano ce l’avrei. Un’intera
arteria polmonare. Ecco perché mi vede sempre vagare senza meta e perché mi
osserva sempre divertito indossare abiti incredibilmente poco confortevoli. È che,
vede, ho sempre creduto di dover vivere con passione. Sì, con passione. No, non
ce l’ho un allibratore. La prego, mi ascolti, devo esser deragliata da qualche
parte nel discorso. Non so, ha presente certe canzoni in nero di seppia? Le
hanno già detto che le viole non pensano? E di certo io non sto pensando. Biologicamente,
programmaticamente devo aver sbagliato tutto, non s’offenda. Se ne rende conto,
no? Non penso ad altro, fumo le mie sigarette bionde a grandi sospiri,
trangugio il caffè, alzo continuamente il sopracciglio. Un uomo mi ferma per
strada e dice che la mia sciarpa ingarbugliata, i miei occhi e le labbra, il
rossetto peonia, gli tolgono il fiato. Alzo il sopracciglio, “Ah sì?”. Ho anche
smesso di scommettere sui cavalli.
Che facciamo, mi dica. Che facciamo?
Che facciamo, mi dica. Che facciamo?