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giovedì 26 gennaio 2012

Passiamo la nostra esistenza a costruire castelli di carte

....poi passiamo il resto della nostra esistenza ad aspettare che qualcuno inciampi nel tavolo.

Scrivo dopo mesi perché sono disperata e non ho tempo da perdere, motivo per cui lo perdo.

Felicità®  -  Will Ferguson
Non è un libro che rileggerò o a cui ripenserò costantemente, non mi ha resa migliore, non è alta letteratura, non mi sono innamorata della prosa, e ho trovato troppo semplice descrivere il crollo delle compagnie dell'alcool e del tabacco come conseguenza dell'arrivo - quasi una parousia - della felicità. Tuttavia è un bel libro, mi ha fatto odiare la filosofia new age, il protagonista è un tizio allampanato e sostanzialmente è un esemplare tipo della razza umana: stanco, frustrato, incastrato in situazioni complicate e in comportamenti autodistruttivi, incasinato e innamorato. In definitiva sono d'accordo, l'appagamento completo ci succhierebbe via l'anima.


Delitti sotto la cenere - Nathan Gelb
Non posso sopportare che un americano di origini ebree sappia l'italiano meglio di me tanto da scriverci libri e costringermi a cercare sul dizionario metà delle parole. Detto questo, è un giallo settecentesco (solo per ambientazione, sia chiaro), dentro ci sono parole di merda come tabe, cristo santo, apprezzabili i criptogrammi che mi mandano sempre in brodo di giuggiole, troppo simile a un compitino di stile, poca passione.


A sangue freddo - Truman Capote
Leggo, mi informo e mi terrorizzo con scritti sul crimine perché sono convinta di non dover rimanere sorda alla violenza, perché penso che la conoscenza - anche quella più dilaniante e spaventosa - mi renderà libera. Una famiglia venne davvero sterminata nel cuore del Kansas nel 1959, l'America visse davvero momenti convulsi di caccia all'uomo, Capote conobbe davvero i due psicopatici e a un certo punto dell'immensa opera senti quasi di capirli, e scusarli. Richard Hickock alla sua esecuzione capitale strinse la mano al team che infaticabilmente era rimasto sulle sue tracce per mesi e che l'aveva messo spalle al muro, e disse "Grazie di essere venuti". A sangue freddo è un capolavoro del nuovo giornalismo, è un dipinto iperrealista della razza umana, è il virtuosismo di uno spirito profondamente deciso a incastrare il brulicare della vita in un prisma, in modo che sia impossibile guardarne un solo aspetto. Ci vuole sangue freddo anche solo per leggerlo.


Il cacciatore di parole - Howard Engel
Le premesse erano avvincenti: un paziente del neurologo Oliver Sack, la cui storia è contenuta nell'appassionante e irrimediabilmente tecnico L'occhio della mente, si trova una mattina in preda all'alexia sine agraphia. Quel paziente sfortunato è Howard Engel, scrittore, non maniscalco o cuoco, e con una rapida analisi non è previsto che possa continuare a scrivere. Invece produce un giallo che sulla carta è puro genio, perché il suo protagonista ha esattamente la patologia dell'autore, con l'aggiunta che durante la convalescenza qualche pericoloso mafiassassino è sulle sue tracce.
Bene. In realtà fa schifo. La prosa fa schifo, la gente non parla davvero in quel modo, nessuno trova ironico non ricordarsi una beata mazza e essere stato aggredito con una spranga. Se ne poteva fare a meno, MA L'occhio della mente lo consiglio. Solo il capitolo della donna strabica che scopre la stereoscopia guardando dei fiocchi di neve, dopo una vita passata a non percepire la terza dimensione vale una vita intera di cose possedute e non apprezzate.




Addio.