BLOGGER TEMPLATES AND TWITTER BACKGROUNDS »

lunedì 4 giugno 2012

Cronaca realistica - Fino ad oggi

Ho iniziato a scrivere un paio di mesi fa, e ora sono arenata. La storia è stupida e semplice, e nello stile cerco di essere sempre più sterile. Due cose scorrevano parallele: la vera storia (titolo provvisorio: Pomeriggio così strano - e senza sesso) e una cascata di appunti sulla vita che si muoveva insieme alla scrittura (Sbarazzarsi di te). Molte cose strane sono accadute.

Innanzitutto non è stato semplice perché non ho prodotto niente di buona qualità. Più riguardo indietro più me ne accorgo, specie il Capitolo V. Quel fottuto capitolo è una voragine.
E poi è sorto il primo problema: appena smetti di scrivere per te stessa - e te sola - una massa di aspettative ti crolla addosso. E ti picchia sulla fronte mentre bevi un caffè, mentre strappi striscioline di carta, mentre versi l'ammorbidente, mentre parli con il tuo allibratore. Disgustoso.

Poi c'è stato anche dell'altro: il processo della creazione.
Ho ascoltato ore intere di musica che non capivo fino in fondo, trastullandomi nell'idea che una certa cantante snob fosse in realtà una vera bellezza del Sud. Ed è chiaro che non ho idea di cosa sia una vera bellezza del Sud. Chiudevo gli occhi e mi dicevo: dov'è ora la mia protagonista, la soffice, stupida Iris? E vedevo una sala male illuminata, e in fondo a due pareti convergenti una tenda rossa. E scrivevo. E piano piano avveniva tutto anche fuori dal mio Falso Universo. Il mio Falso Universo è geograficamente impreciso - anzi lacunoso.
Non ho inventato nulla perché non ho descritto nulla, questa è una delle chiavi dominanti.

Inoltre ho inviato dei messaggi nello spazio. Il vuoto cosmico mi ha provocato un leggero imbarazzo e grande rotazione di bulbi oculari.
"Sto scrivendo un romanzo grandioso, sai? Lo dico con occhio scientifico, credimi".
"Sì?".
Nient'altro.

E come si incastra la mia esistenza comune con ciò che sto raccontando? Qui abbiamo un serio problema. Non può esistere una storia senza di me. Non può esistere nemmeno la più squallida della similitudini senza che una parta schizoide di me risieda in pianta stabile nei corridoi che loro calpestano, nelle lavastoviglie che riempiono, nelle tasche in cui frugano, nel sapone liquido che si rovesciano addosso.
Dov'è il senso vero di questa doppia alienazione? Che cosa significa Iris che cammina e che dorme e che spende e che taglia il nastro adesivo mentre qui, quaggiù, uno straniero mi lecca le guance, o qualcuno mi porge un sacchetto di plastica? C'è un contatto sempre pieno di scintille fra lei e me - fra i miei eventi e i suoi. Tutto questo tende a spossarmi.

E poi c'è il fatto che non ho più nulla da aggiungere. Sono incastrata a metà, sapendo cosa dovrei scrivere e non scrivendolo. Ho esaminato i dettagli con il meglio della mia paranoia e ho anche consultato le guide turistiche per conoscere quali fiori crescano nel loro giardino e quali no. E non riesco più a scrivere perché è cambiata la mia visione cosmologica. Perché niente in me si strazia nell'attesa di costruire e smontare e progredire. Perché non sono più innamorata di K, e questo cambia tutto.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Cambia tutto. Ma tu ed il tuo scrivere, per me, fate parte delle COSE BELLE.

irrispettose indelicatezze ha detto...

Queste riflessioni sul processo creativo della scrittura e dell'intreccio magico ed incomprensibile tra la vita reale dello scrittore e la vita - pure reale, ma interiore e fantastica - dello scritto ... questi sono spunti ottimi per scrivere un testo (libro, saggio, racconto, ...) vero, autentico, sentito nel profondo delle fibre che chiunque abbia provato a cimentarsi nella scrittura almeno una volta nella vita conosce bene

Chia ha detto...

Il faticoso processo della creazione ha fatto spesso arenare anche me: un'ottima idea, ma il difficile è svilupparla.
Non ho inventato nulla perchè non ho descritto nulla, non avrei saputo dirlo meglio!

Francesca ha detto...

Di fatto è ormai qualche mese che rifletto su questo fantomatico processo: tu lo leggeresti un libro senza sfondo? Ci crederesti a un autore che ti dice "guarda, niente ambientazione perché voglio dare l'effetto dello straniamento"? Grandi domande senza risposta sull'Arbiter :P