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giovedì 10 novembre 2011

Il pesce d'oro è uno ed uno soltanto



mercoledì 9 novembre 2011

Prendi i tuoi vecchi scritti - e fanne un grande falò

«Ho sempre saputo che ti avrei avuto: allora perché non oggi? Perché non domani?
Ti ho chiesto di non esistere senza di me e tu ridendo hai accettato.
Ti ho chiesto di non parlarmi e mi hai risposto che ti lancio briciole di pane da seguire perché ti voglio.
Sono queste domande? Sono forse risposte?




Chiedo consiglio a Edgar Lee Masters.
Gli chiederò se sei un frutto invernale. Gli chiederò se le cose mutano e quando.
Sei pagano come dice il tuo nome: cosa desideri? Posso essere tutto e rimanere me stessa.
Mi pongo domande inopportune, non ho risposte in merito, vivo separata dalla realtà dei fatti. Che ne sarà di me? Che ne sarà delle cose in cui anche per poco ho creduto e investito?».







    



Una sera d'autunno rileggi i tuoi vecchi scritti. Idee che ieri notte sembravano geniali, oggi sono fottute stronzate. Prendi quei vecchi scritti e fai un grande falò.

lunedì 7 novembre 2011

Smanie chimeriche d'un autunno troppo caldo.

Ho voglia di piacere,
in me rifugio il desiderio ombroso
d'averti qui.
Il fiato caldo c'ha alloggiato in te l'hai fatto tuo,
e lo cedi a me, alla mia pelle.
L'occhio è cieco, la mano rapida
la bocca un frèmito.
L'orgasmo il più copioso
m'entrò nella ferita:
Ahi, dolore amaro!
opaca illusione svanita!
Il germe vivo della vita, acro nell'odore,
muore in un respiro.
Volto la testa, punge il fresco sul cuscino,
e son già solo.
La mente languida nell'oscura disillusione,
s'arena ed il conscio, sciocco, si stacca da me:
«Altra entità son io che t'ho animato. Addio!»
S'esistessi, il desiderio sarebbe la realtà di te.
Ma ormai son ossa, son vermi polverosi,
nessun fiato alloggia in me,
non un soffio pizzica le corde d'agitata voglia.
L'occhio è cieco, la mano è morta.
La brama d'averti, eterna.