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lunedì 7 novembre 2011

Smanie chimeriche d'un autunno troppo caldo.

Ho voglia di piacere,
in me rifugio il desiderio ombroso
d'averti qui.
Il fiato caldo c'ha alloggiato in te l'hai fatto tuo,
e lo cedi a me, alla mia pelle.
L'occhio è cieco, la mano rapida
la bocca un frèmito.
L'orgasmo il più copioso
m'entrò nella ferita:
Ahi, dolore amaro!
opaca illusione svanita!
Il germe vivo della vita, acro nell'odore,
muore in un respiro.
Volto la testa, punge il fresco sul cuscino,
e son già solo.
La mente languida nell'oscura disillusione,
s'arena ed il conscio, sciocco, si stacca da me:
«Altra entità son io che t'ho animato. Addio!»
S'esistessi, il desiderio sarebbe la realtà di te.
Ma ormai son ossa, son vermi polverosi,
nessun fiato alloggia in me,
non un soffio pizzica le corde d'agitata voglia.
L'occhio è cieco, la mano è morta.
La brama d'averti, eterna.


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